La SEO semantica è la pratica di scrivere contenuti ottimizzati per i motori di ricerca focalizzati su un argomento e non su singole parole chiave. Questo significa ottimizzare i contenuti per soddisfare l’intento di ricerca degli utenti e non per rispondere ad una singola query di ricerca.
In questa guida sulla semantica applicata alla SEO vedremo:
La semantica è la parte della linguistica che pone l’attenzione su quale significato hanno le parole.
Una frase può essere molto ambigua per via della moltitudine di concetti che possono essere espressi con le stesse parole.
L’ambiguità di una frase composta è dovuta al fatto che dietro ogni singola frase c’è un’intenzione di ricerca e dunque il campo di studio semantico deve ancora allargarsi a quello della semantica pragmatica, ovvero l’uso di un determinato linguaggio in un determinato contesto.
Immaginiamo Internet come una grande matassa ingarbugliata di persone anziché come un insieme di computer collegati tra loro. Il compito di Google è più umano di quanto si possa pensare: farle comunicare.
Nel momento in cui una persona digita una domanda (query) il motore di ricerca sceglie, tra i milioni di risposte possibili (le varie pagine web) quella che ritiene più adeguata.
Quali sono i problemi che Google deve risolvere per fornire la risposta migliore limitando il numero dei tentativi degli utenti?
Il primo problema che Google deve risolvere è sciogliere l’ambiguità insita nella natura del linguaggio umano. Se la mia query è “imparare il diritto” che cosa voglio leggere?
Una pagina sul tennis, sulla maglia, sulla guida o sulla giurisdizione? Spesso le nostre query condensano in poche parole un percorso mentale complesso e articolato.
Nella comprensione dei testi scritti e verbali la nostra mente è continuamente impegnata a risolvere le ambiguità del linguaggio attivando le accezioni semantiche che sono coerenti con il percorso di lettura ipotizzato e verificato costantemente nel testo.
Questo significa che se leggo le parole “imparare il diritto” in un testo dove trovo parole come “tennis”, “rovescio” e “pallina” inizierò a ipotizzare un percorso di lettura tematico sul “gioco del tennis”. Cosa c’entra questo con Google?
Quanto più è accurato il motore di ricerca tanto più esso deve simulare il funzionamento della mente umana per dare la migliore risposta possibile alla domanda formulata.
Google ha quindi bisogno di un contesto nel quale ipotizzare uno o più percorsi di lettura e di un dizionario di riferimento: l’interpretazione semantica di ogni lettore si basa su una serie di conoscenze pregresse acquisite per apprendimento o per esperienza.
Reminiscenze universitarie mi dicono che affinché un processo comunicativo sia efficace, il destinante e il destinatario devono condividere almeno una parte di conoscenza oltre che il codice di riferimento: se voglio insegnarti come si fa il diritto e il rovescio dobbiamo sapere entrambi cosa sia il tennis!
Similmente, anche un motore di ricerca ha bisogno di sapere qual è l’insieme di conoscenze pregresse di una data persona per potergli fornire una risposta adeguata alla sua domanda (se non so cosa sia il tennis è poco probabile che cerchi su internet come fare il diritto).
Un’altra variabile che sembra entrare nel processo di disambiguazione è la posizione della query all’interno del percorso di ricerca dell’utente.
Chi esprime la query “imparare il diritto nel tennis” secondo le ricerche correlate di Google cercherà anche “diritto tennis polso”, “prima lezione di tennis”, “tutorial tennis”, ecc.
Da queste idee mi sembra evidente che il leitmotiv che le unisce non è più nel livello superficiale delle varianti linguistiche, ma in uno strato più profondo: quello tematico e narrativo (imparare il gioco del tennis).
Avvenuta la disambiguazione della query, il motore di ricerca deve scegliere quale sia la risposta migliore e deve dare un valore ad ogni contenuto.
Ecco che entra in gioco il “fattore autorità” e se in passato si parlava di “popolarità”, oggi si parla sempre più di “autorevolezza”.
Come si determina l’autorevolezza del contenuto? Dall’autorevolezza del suo autore, dal numero di altri contenuti inerenti che vi si riferiscono, dal numero di “gradimenti” e dalla qualità di questi gradimenti.
Ciò che non si deve sottovalutare, a mio avviso, è che l’autorità non è mai assoluta ma sempre relativa a una data comunità, che a sua volta si definisce a livello semantico per la condivisione di passioni e interessi.
Per tale ragione, se il nostro sito viene linkato da siti autorevoli appartenenti alla stessa nicchia è completamente differente che essere semplicemente linkati da un qualsiasi sito.
Nel 2013 con il rilascio dell’algoritmo Hummingbird, Google ha modificato radicalmente il modo con cui valutava i contenuti.
Mentre prima si concentrava sulle singole parole chiave presenti nel contenuto, ora è in grado di comprendere l’argomento generale di una pagina.
Hummingbird è progettato per concentrarsi meglio sul significato dietro le parole al fine di restituire in seguito ad una query le risorse che rispondono meglio al suo significato, piuttosto che restituire pagine che si limitano a contenere i termini della query.
Ad esempio, prendiamo in considerazione queste due parole chiave: “tecniche link building” e “come fare link building“.
Google ora è in grado di comprendere che entrambi queste keywords riguardano lo stesso argomento e per questo motivo i risultati mostrati sono molto simili:
Quindi, Google non è intento nel cercare di comprendere quale sia il significato di una singola parola, ma bensì impegna i suoi sforzi nel cercare di comprendere quale sia il significato di una query e quale sia l’intento di ricerca di un utente per fornirgli il miglior contenuto disponibile.
Di conseguenza per applicare la semantica alla SEO, occorre lavorare su 3 fronti:
Il primo passo consiste nello stabilire l’argomento principale e i sottoargomenti che lo compongono tramite lo studio delle abitudini di ricerca degli utenti.
A tal fine ti consiglio di leggere “Ricerca Keywords: strategie, procedure e automazione“, dove ho spiegato nel dettaglio come individuare tutte le parole chiave che ruotano attorno un determinato argomento.
In seguito dovrai creare la “struttura tematica“, che consiste nell’elenco di tutti gli argomenti secondari che rientrano nel tema principale.
Più argomenti secondari riuscirai a trattare, più il contenuto che andrai a creare sarà rilevante per Google.
Solo dopo aver terminato questo lavoro dovrai cominciare con la scrittura del contenuto.
Spesso si sente parlare dei cosiddetti “contenuti di qualità“, ma senza mai approfondire cosa significa questa frase in modo più preciso: di che tipo di qualità si parli e quale sia un contenuto qualitativamente valido a tal punto da essere considerato il migliore da Google.
Per tale motivo, voglio cercare di spiegarlo in modo semplice. Per me un contenuto di qualità è un contenuto utile agli utenti ovvero che esaudisce l’intenzione di ricerca di quest’ultimi.
Qualità = Utilità
Quindi i contenuti di qualità sono contenuti che rispondono ad una precisa domanda fatta dall’utente, che sono facilmente rintracciabili e comprensibili dai motori di ricerca.
Spesso ci si dimentica che Google è una società che ha il suo core business nella vendita di annunci pubblicitari e che il suo mercato è alimentato proprio dagli utenti che lo utilizzano per le più diverse ricerche personali e commerciali.
Con questo facile ragionamento chiunque può comprendere l’importanza che ha per lo stesso Google la restituzioni di pagine che rispondano quasi perfettamente alla ricerca effettuata dall’utente.
Solo restituendo contenuti utili e di qualità un utente ritornerà su Google ad effettuare un’altra ricerca e solo questo susseguirsi di ricerche lo rende il motore di ricerca più utilizzato al mondo e con finanze sempre floride.
Il motore di ricerca sfrutta i dati già in suo possesso per dare una definizione di ciò che sta leggendo e comprenderne il senso.
A tal fine, da diversi anni, Google spinge per l’utilizzo dei dati strutturati di Schema.org un utile strumento che attraverso la definizione di schemi, consente di identificare i contenuti attribuendogli un significato preciso.
Quindi con l’introduzione di Schema.org l’attenzione si sposta dal concetto di “parola chiave” a quello di “entity”.
A differenza del concetto di keyword il quale è molto più ampio e ambiguo, proprio perché comprende una serie di riferimenti al contesto, l’entità per il web semantico è univoca, come se fosse un prodotto identificato da uno specifico codice a barre.
Tramite l’utilizzo dei dati strutturati è infatti possibile indicare ai motori di ricerca contenuti specifici, come nome, azienda per la quale si lavora, colleghi, titoli e date di eventi, luoghi, prodotti, offerte, recensioni e tanto altro.
Per approfondire l’argomento potete trovare maggiori informazioni nel sito ufficiale di Schema.org.
Il posizionamento su Google è un processo molto più complesso e articolato dove la creazione di contenuti di qualità che rispondono alle esigenze degli utenti è solo il primo passo di una lunga maratona.
Come non mi stanco mai di ripetere, la SEO è una disciplina di technical marketing, per cui fare distinzioni tra SEO tecnica e SEO semantica è sostanzialmente negare la natura stessa della SEO, poiché sono due facce della stessa medaglia e se non esiste una non esiste neppure l’altra.
Nell’erogare i servizi SEO:
Quindi per me la risposta a questa domanda è sicuramente “No”, poiché esistono tantissime altre variabili che entrano in gioco nel posizionamento sui motori di ricerca ed altrettanti modi nei quali un consulente SEO intreccia e utilizza queste variabili per raggiungere l’obiettivo.
Dovrai sempre concentrarti su SEO Tecnica, On Page e Off Page per ottenere risultati degni di nota, ma se hai domande sulla SEO Semantica non esitare ad utilizzare i commenti!
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